Ambiente Diritti Uguaglianza

Paro nacional

di Monica Liliana Zafra

Il 21 novembre del 2019 in Colombia sono iniziate le proteste, inizialmente episodiche, a causa del malcontento per le politiche economiche, sociali e ambientali del governo dell’attuale presidente,

Iván Duque Márquez, ma anche a causa delle uccisioni di leader sociali, attivisti per i diritti umani e per l’ambiente (1166 dal 2016 a oggi), del mancato rispetto degli accordi di pace con le FARC-EP, oltre che dei vari casi di corruzione che coinvolgono anche il presidente stesso.

L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus ha fermato le proteste il 21 febbraio del 2020 e ha costretto il Governo a fare ingenti investimenti, per 7.692 milioni di dollari, in ambito sociale, sanitario, di sicurezza alimentare e per sussidi. Ma la corruzione avanza e alcuni sindaci e lavoratori pubblicisono stati sospesi, dopo che l’autorità di controllo ha trovato sovraccosti su queste spese, in alcuni casi più del 300%.

Gli aiuti economici non vengono erogati sempre da un ente pubblico, ma da società bancarie (soprattutto dalle banche di uno dei principali finanziatori della campagna presidenziale), che ricevono, oltre ai relativi compensi, il mandato di intermediazione per l’erogazione dei sussidi per le persone fisiche (pari a 42 dollari mensili) e di prestiti agevolati per l’imprese; in questo modo i fondi vanno direttamente nelle casse di enti privati che alla fine non forniscono gli aiuti a chi ne ha più bisogno e che vive dell’economia informale, come contadini o venditori ambulanti..

Inizia così una protesta cruda e simbolica: le famiglie che non possono lavorare, accedere agli aiuti e neanche al “kit di alimenti”, appendono alle finestre un drappo rosso per dichiarare “Abbiamo fame”.

Parallelamente l’emergenza sanitaria cresce, mancano servizi in molte località e il personale sanitario lavora con orari pesanti, con stipendi arretrati e diventa persino vittima di pregiudizio e di arroganza in quanto “portatore del virus”.

Intanto il governo annuncia aiuti per 370 milioni (tutte le cifre sono in dollari) per la compagnia aerea di bandiera (proposta rifiutata da parte della compagnia) e si prepara a rinnovare la flotta di aerei da combattimento il cui investimento potrebbe arrivare fino a 4.500 milioni; investe più di 2,5 milioni nell’acquisto di 23 blindati per la sicurezza del Presidente. Questo, per parte sua, dispone un aumento del 5,12% dello stipendio dei membri del Congresso (280 membri), che porta il loro compenso a quasi 9.000 dollari mensili (il salario minimo è di 216 dollari). Inoltre viene parzialmente finanziato l’acquisto di un aereo per la procura valutato in 10 milioni, e circa 2,5 milioni vengono spesi nell’acquisto di armi e munizioni per il corpo antisommossa della polizia (ESMAD), rendendo la Colombia il primo paese al mondo per spese militari durante la pandemia. Il tutto, in un contesto caratterizzato da una disoccupazione superiore al 16% e un tasso di povertà salito al 42,5%. Infine, il presidente investe 870.000 dollari del fondo fiduciario per il sostegno degli accordi di pace con le FARC, in un contratto pubblicitario per la sua campagna di immagine sui social network.

I cittadini considerano tutte queste spese fuori luogo e non consone ai reali bisogni del paese in un momento così delicato a livello sanitario ed economico.

Il dissenso aumenta e l’indignazione cresce, il punto critico arriva ad aprile quando viene diffuso il testo della nuova riforma fiscale e così inizia una possente mobilitazione contro il governo. Il 28 dello stesso mese, in una grande manifestazione, le forze popolari scendono di nuovo in piazza, con la stessa determinazione già dimostrata in una data storica molti anni prima. Il paese si trova nel pieno della terza ondata di contagi, i vaccini arrivano con il contagocce, ci sono pochi letti disponibili nelle unità di cura intensiva negli ospedali, quindi lo slogan diventa «SE IL POPOLO MARCIA DURANTE LA PANDEMIA È PERCHÉ IL GOVERNO È PIÙ PERICOLOSO DEL VIRUS», Un urlo ripetuto dai 7 milioni di persone che manifestano in circa 600 Comuni.

La violenta repressione da parte dello Esmad , che finora segna un pesantissimo bilancio di

21morti, 208 feriti, 10 casi di violenza sessuale, 503 arresti e 18 lesioni oculari, non ferma la voglia di uscire nelle strade. Così, il Ministro delle finanze si dimette il 3 maggio, il 5 viene ritirata dal congresso la proposta di legge finanziaria e viene stillata una agenda di incontri tra il governo e i diversi settori coinvolti, per il momento fino al 20 di maggio.

Tra le principali rivendicazioni, oltre a quelle menzionate, ci sono la smilitarizzazione delle città, il ritiro del progetto di riforma della sanità, che accentuerebbe la privatizzazione del sistema sanitario, il rafforzamento della campagna di vaccinazione, la creazione di un reddito di cittadinanza, il sostegno alle piccole imprese, lo stop alle fumigazioni con il glifosato e il divieto di estrazioni nelle riserve naturali.

Le marce continuano, per lo più in modo pacifico, ma si verificano anche atti vandalici, e in città come Cali, ieri è stata Interrotta anche la connessione a internet: questo significa per esempio che viene limitata la condivisione di filmati, e quindi la possibilità di documentare quanto accade e di disporre di testimonianze sui comportamenti violenti.

In altre zone della Colombia, succede però che alcuni membri delle forze dell’ordine inizino a solidarizzare con il popolo in protesta, sentendosi parte di questo.

El paro sigue…

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