Ambiente Diritti Uguaglianza

Libera volpe in libero pollaio

Difficile non indignarsi di fronte a quello che a molte e molti è parso come un sopruso: decine di persone che, noncuranti delle difficoltà di migliaia di lavoratori e lavoratrici (del commercio, della ristorazione, della cultura) che da mesi subiscono la gestione a singhiozzo della pandemia da parte delle autorità, ballano e cantano senza protezioni, rivendicando un effimero e individualistico “diritto alla movida”. Noi siamo i primi e le prime a dire che vogliamo non solo il pane ma anche le rose, eppure ci pare che questo sia il momento della responsabilità. Almeno della nostra, visto che ai piani alti scarseggia.

Eppure occorre evitare la tentazione del richiamo autoritario, dell’illusione che basti qualche controllo e qualche multa in più per risolvere la situazione. Tra l’autorità del mercato che predica “la libertà della libera volpe nel libero pollaio” e l’autorità dello Stato inteso nella sua dimensione puramente coercitiva, esiste un’alternativa, quella delle preferenze sociali, cioè della radicata tendenza umana ad agire per il bene comune, e non esclusivamente per il proprio tornaconto personale. Una tendenza radicata, sì, che però non si impone automaticamente: ha bisogno di terreno fertile, un terreno fatto di politica, di organizzazione, di solidarietà, di conflitto, di dibattito, di pensiero critico (e non di cinico complottismo), di pluralismo, di democrazia, di giustizia sociale. 

Un terreno che Adu Vda si impegna a coltivare, senza per questo far venire meno il richiamo alla responsabilità individuale, anche nelle situazioni più critiche. Vogliamo però che il mondo di chi guardava da dietro le vetrine venga trattato con rispetto: servono risorse immediate, perché sono troppi i mesi passati in serie restrizioni economiche. Serve però anche un piano, un orizzonte, perché non è possibile scaricare soltanto sulla buona volontà dei commercianti, dei ristoratori, dei lavoratori della cultura e dello spettacolo, il peso della ripartenza. Il settore pubblico deve farsi sentire coinvolgendo le varie categorie, mettendo in campo un vero sforzo programmatico per non lasciare indietro nessuno. Per tornare a ballare, a cantare, a manifestare. Ma senza volpi attorno.

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