Ambiente Diritti Uguaglianza

Adu Vda risponde a Caveri: i politici dovrebbero aspettare il proprio turno, come tutti gli altri

Dopo il nostro appello alla trasparenza, diversi Consiglieri hanno risposto, ma non tutti. Solo grazie alle forze e ai soggetti (media compresi) esterni al Consiglio, la problematica è emersa. 

La politica deve decidere, in maniera trasparente, l’ordine di vaccinazione. Come ha recentemente ricordato la Corte Costituzionale, sarebbe necessaria e giusta un’uniformità repubblicana, rispetto all’attuale frazionamento regionale.
Condividiamo la vaccinazione prioritaria del personale medico, compresi i volontari impegnati in servizi a contatto diretto con il pubblico, e quella del personale scolastico a contatto con gli studenti. 

La questione della vaccinazione prioritaria dei politici è invece simbolo della degradazione del rapporto elettori ed eletti. L’idea di Caveri per cui i Consiglieri sono essenziali per la vita pubblica e quindi da vaccinare prima degli altri è una degenerazione del concetto di rappresentanza. Le più alte cariche della Repubblica e delle istituzioni europee hanno aspettato il loro turno; esemplare, su tutti, il comportamento del Presidente Mattarella.
Ci si può appellare a ragioni di salute e alla solita privacy, ma resta il fatto che ad oggi ci sono ancora cittadini ultrasettantenni, anche con patologie, senza vaccinazione, mentre abbiamo una pattuglia di consiglieri regionali già vaccinati.

Rispetto ai consiglieri vaccinati, pare esserci, come al solito, una giustificazione, su cui auspichiamo i dovuti approfondimenti da parte dell’autorità giudiziaria, ma sul piano etico è evidente che qualcosa non ha funzionato. Anche se fossero stati legittimamente vaccinati, resta il problema di quei cittadini – nelle medesime (o peggiori) condizioni anagrafiche e sanitarie – che non sono stati ancora messi in sicurezza. Problema di competenza proprio di quei politici per cui, invece, il sistema sembra aver funzionato.

Baccega e Caveri sono tra i responsabili dello stato attuale della sanità valdostana, i cui effetti sono subiti oggi da tutti i valdostani, o quasi. In questo “quasi”, si esplicita la crisi della nostra comunità.

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