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Perché urge un ospedale nuovo in Valle d’Aosta

Il Covid-19 ci ha fatto capire che le emergenze infettive non riguardano più solo il cosiddetto Terzo Mondo e che una gestione della sanità ospedalo-centrica con un territorio depotenziato ci espone a pericolose conseguenze per la salute della comunità e alla tragica perdita di vite umane; la causa non è solo l’epidemia, ma anche tutte le patologie che sono state trascurate durante l’emergenza pandemica.


Tredici anni fa, al momento di votare per il referendum per la costruzione di un nuovo ospedale, il 73 % degli aventi diritto non sono andati a votare. Tra coloro che invece hanno votato, quasi il 64% si era espresso a favore di un nuovo ospedale. Non si può quindi dire che la scelta di ristrutturare l’ospedale sia la realizzazione della volontà popolare, ma solo che la maggioranza dei valdostani è stata vittima di una vergognosa campagna antireferendum, condotta sulla base dello slogan “Pas de sens pas de vote”.


Da allora è successo di tutto: i ritrovamenti archeologici hanno portato alla luce i resti del guerriero celtico (se ci costruissimo sopra un ospedale saremmo probabilmente l’unico ospedale al mondo con all’interno un museo archeologico: è un’idea sensata?), i costi sono lievitati e la ristrutturazione dell’ospedale esistente richiederebbe una spesa maggiore rispetto alla costruzione di un nuovo edificio al di fuori dell’area urbana, senza contare i costi di gestione di due strutture separate da una strada. L’emergenza pandemica ha dimostrato in modo drammatico la fragilità del nostro sistema sanitario e la necessità di ripensare un nuovo modello di sanità integrata, con nuove priorità e adeguati investimenti.


Molto più opportuna secondo Adu VdA sarebbe la costruzione di una nuova struttura fuori dall’area urbana (l’area di 80.000 mq individuata a suo tempo a Saint-Christophe è ancora libera).I tempi di realizzazione dell’ampliamento e della ristrutturazione sarebbero sicuramente non inferiori alla costruzione ex novo. Infine sarebbero enormi i disagi per degenti, operatori e abitanti della zona che una lunga ristrutturazione implicherebbe.
A chi poi sostiene che l’ospedale è comodo in centro città, si può ricordare che un ospedale moderno è riservato alla cura di pazienti con patologie acute e specialistiche con ricoveri brevi, mentre le fasi di riabilitazione e più croniche sarebbero di competenza dell’ospedale di comunità che, insieme a una delle quattro case della salute (centri previsti e finanziati dal Recovery plan, simili ad efficienti poliambulatori aperti 24h/gg e altamente integrati con l’ospedale e il domicilio), potrebbero rimanere nell’attuale area ospedaliera, insieme a molti servizi socio-sanitari ora dispersi per la città.


Come cittadini nel frattempo possiamo:
– Firmare la petizione del comitato ValléeSanté – Progetto salute 2030 sulla piattaforma Change.org.
– Chiedere che l’Osservatorio epidemiologico, come descritto sul sito della Regione, fornisca elementi di valutazione sui bisogni della popolazione per permettere di prendere decisioni di programmazione socio sanitaria pertinenti ai bisogni della popolazione e soprattutto più trasparenti.
– Pretendere dalle forze politiche uno studio comparativo dei costi di costruzione e di gestione futura, dei tempi di attuazione tra la costruzione ex novo e il progetto di ampliamento e ristrutturazione. Questa comparazione non è mai stata fatta ma ora è indispensabile.


La salute dei cittadini, nonché un investimento di 150-170 milioni di euro (che non basteranno con l’aggiunta del polo museale per cui altrimenti – pare – non si saprebbe dove recuperare risorse), richiedono una valutazione approfondita e seria.
In quindici anni si sarebbero potuti costruire almeno tre ospedali nuovi… Ma nessun politico chiederà scusa alla comunità per averci fatto perdere tutti questi soldi e tempo. E adesso, rassegnàti, vogliamo che siano di nuovo loro a decidere da soli per tutti noi?

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