In occasione della Giornata internazionale della donna, proporremo durante questa settimana un ciclo di post, contraddistinti da un fil rouge specifico: le opere di artiste.
Artemisia Gentileschi è stata una splendida pittrice del XVII secolo, una delle poche pochissime artiste donne le cui opere sono giunte fino a noi.
Una donna che nel ‘600 si è fatta largo in un mondo completamente maschile, che a 17 anni subì uno stupro e che affrontò un processo umiliante e doloroso contro lo stupratore. Fu la prima donna a frequentare l’accademia delle Arti e del Disegno a Firenze.
Artemisia Gentileschi era una donna talmente eccezionale da far si che la sua arte sia arrivata fino a noi malgrado secoli di “dimenticanza”, malgrado tutt’ora i manuali di storia dell’arte spesso non la riportino.
Sono passati più di quattro secoli da allora, molte cose sono cambiate, ma quanto spesso sentiamo ancora dire “se l’è cercata”, “l’ha provocato”, “se stava a casa non le succedeva”?
Cosa vogliamo, oggi, dall’8 marzo?
Vogliamo che le donne non debbano essere l’eccezione, non debbano dimostrare di essere brave il doppio per essere considerate la metà, vogliamo che siano pagate come gli uomini, e si, vogliamo che siano chiamate con il proprio ruolo declinato al femminile.
Immagine: Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne, 1620 circa
