Il gruppo Ambiente Diritti Uguaglianza – Valle d’Aosta nella precedente legislatura aveva presentato, attraverso la sua consigliera Daria Pulz, una proposta di legge per contrastare l’omofobia, le discriminazioni e le violenze legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Tale proposta aveva ottenuto parere favorevole all’unanimità del CPEL; con le elezioni anticipate, non si era però arrivati alla sua approvazione. Adu Vda si appella ora, recependo le recenti richieste della società civile con cui aveva elaborato il testo di legge, a tutti i gruppi politici rappresentati in Consiglio regionale, in particolare a PCP, che durante la campagna elettorale aveva firmato l’impegno a favore della lotta all’omobitransfobia sollecitato da Arcigay Vda: l’obiettivo è che il progetto di legge venga nuovamente depositato e si avvii il suo iter in V commissione per poi essere approvato dal Consiglio.
Se è infatti indiscutibile che la crisi pandemica, che è anche economica e sociale, sia la priorità, tutti gli altri problemi non sono tuttavia scomparsi. Anzi, la pandemia sta causando effetti psicologici su tutti noi. Le persone sono più impaurite, aggressive e sole. Il nuovo governo nazionale è sostenuto da una maggioranza che include, oltre al centro sinistra anche quel centro destra conservatore, che si è più volte schierato contro i diritti delle minoranze. Tuttavia la difesa dei diritti civili, che non possono essere scissi dai diritti sociali, non è più rinviabile: la legge Zan contro l’omotransfobia andrebbe approvata subito.
La proposta di legge regionale, già confezionata e passata al vaglio dell’ufficio legislativo, vuole garantire, in tutte le situazioni, dallo sport alla scuola, dalla sanità al lavoro, che siano rispettati i diritti di tutte e tutti, particolarmente di chi, in virtù del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere, rischia disparità.
I comportamenti omofobici possono variare da episodi di hate speech, bullismo scolastico, bullismo sportivo fino a vere e proprie aggressioni fisiche violente e, nei casi peggiori, a omicidi.
Il Parlamento europeo, che paragona l’omofobia a comportamenti devianti e violenti come il sessismo, la xenofobia, l’antisemitismo e il razzismo, dopo l’approvazione nel 2006 di una risoluzione sull’omofobia ha continuato a ribadire anche in tempi recenti il suo impegno nel contrasto a violenze basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Ma di fatto l’Europa non ha strumenti incisivi e adeguati a rispondere alle continue violazioni dei diritti civili individuali.
L’Italia è il Paese, tra quelli “occidentali”, che tutela peggio le proprie cittadine e cittadini omosessuali e transessuali e dove maggiori sono le discriminazioni, posizionandosi al 35° posto (su 49 Paesi esaminati).
Questa situazione è inoltre peggiorata dalla carenza normativa a livello nazionale. Varie regioni italiane si sono perciò dotate, più o meno recentemente, di una normativa in tal senso (l’ultima delle quali è stata l’Emilia Romagna).
Adu Vda crede fermamente che il rispetto dei diritti sia fondamentale per garantire il benessere di tutte e di tutti: sentirsi sicuri e protetti nell’essere se stessi è fondamentale per la sanità fisica e mentale.
Non riteniamo che sia opportuno attendere di dover registrare casi anche in Valle d’Aosta – dove peraltro non esiste alcun monitoraggio – per sentire l’esigenza di approvare una legge, ma crediamo che la politica abbia anche il fondamentale compito di dare il proprio contributo a un cambio culturale profondo.
Rispetto alla proposta di legge presentata il 13 novembre 2019, vi è ora l’urgenza di aprire una “casa d’accoglienza” per chi viene allontanato soprattutto dalle famiglie per motivi legati all’identità di genere e orientamento sessuale: l’apertura di tale centro era nei programmi elettorali di Adu e richiede una forte sinergia tra Regione e Comune di Aosta affinché i diritti civili non restino tra le buone intenzioni, ma si dia finalmente loro corpo e gambe.