La data del 10 febbraio ricorda il giorno della firma del Trattato di pace che dettò dure condizioni alle ex-potenze dell’Asse, Italia compresa; è una data che non dovrebbe più portare con sé macchie di revanscismo e nostalgie varie, ma tant’è.
Da quando, nel 2005, è stato istituito il Giorno del Ricordo, appare evidente la strategia di manipolazione degli eventi storici che si intendono commemorare in modo ufficiale, la ricorrenza è stata di fatto imposta dalle forze politiche di destra in risposta alla Giornata della Memoria: da questa discutibile genesi si può facilmente desumere di fronte a quale retorica ci troviamo immancabilmente ogni 10 febbraio.
Le destre post fasciste hanno bisogno di una “loro” narrazione nella quale il collaborazionismo diventa “eroismo” o “martirio” e dove scompaiono i crimini di guerra italiani nei Balcani. Così il ricordo diventa il modo per riabilitare di fatto il regime nazi-fascista in nome della “italianità” e per condannare in blocco il Fronte di Liberazione del popolo sloveno, in nome di una stucchevole retorica anticomunista.
Eppure molto altro ci sarebbe da dire sull’esodo istriano, fiumano e dalmata. Persone che lasciarono per sempre i loro averi pensando che sarebbero stati via forse qualche mese, ma che dopo avrebbero potuto fare ritorno alle loro abitazioni, cittadini di Zara mandati nei villaggi dell’Appennino umbro-marchigiano, pescatori del Quarnaro mandati a morire di crepacuore nelle nebbie della Padania, contadini dell’Istria mandati a fare i coloni vicino ad Alghero…
Uomini e donne spediti come pacchi da un capo all’altro d’Italia, come oggi vengono spediti i richiedenti asilo, esseri umani rigettati ai margini mentre si moltiplicano commemorazioni e Giornate per ricordare.
Adu Vda intende condannare la totale e cinica ipocrisia di queste e altre operazioni falsificatorie e stigmatizza la partecipazione irresponsabile delle Istituzioni a momenti di spregio della memoria storica. La nostra ferma presa di distanza valga soprattutto come segno di rispetto per tutte le vittime, le cui storie tragiche vengono manipolate e strumentalizzate per fini propagandistici di bassa lega che si basano su ricostruzioni storiche fantasiose e farlocche.
Nella foto: Kampor sull’isola di Arbe/Rab, campo di concentramento fascista