Ambiente Diritti Uguaglianza

Carta (non) canta

I dati sulla situazione del comparto editoriale sono impietosi. Le vittime più colpite dalla situazione pandemica sono sicuramente le piccole e medie realtà editoriali, spesso più radicate nei vari territori: queste registrano nel 2020, secondo i dati dell’Osservatorio dell’Associazione italiana editori, una perdita di circa 21.000 titoli pubblicati e 44,5 milioni di copie non stampate. Quasi un editore su dieci valuta la chiusura, dato che si aggiunge al 20% di editori che considera la chiusura probabile. Il calo di fatturato è un altro dato inevitabile: il 72% dei piccoli e medi editori stima una perdita a marzo superiore al 30%, il 56% superiore al 50%, il 29% superiore al 70%. In sofferenza anche le libreria, nonostante durante la seconda ondata siano state considerate come esercizi commerciali indispensabili e tenute aperte anche in zona rossa.

La crisi dell’editoria, che si accompagna a una strutturale e lunga crisi del numero di lettori e lettrici, è una certezza che non può passare in secondo piano. Perché il comparto editoriale è, innanzitutto, un settore economico importante e complesso, perché molte sono le figure professionali comprese. In più, la perdita di bibliodiversità è un gravissimo elemento di impoverimento culturale, in un paese, come l’Italia, dove i tassi di abbandono scolastico e di ritorno all’analfabetismo funzionale sono altissimi. La #cultura deve essere considerata come una formazione continua, un lifelong learning che permetta a chiunque di continuare a tenersi informato, a studiare, a documentarsi.

Lo Stato, e anche le singole amministrazioni regionali, dovrebbero mettere in campo iniziative importanti di sostegno agli attori economici del settore, soprattutto alle piccole case editrici, penalizzate drammaticamente dall’impossibilità di organizzare presentazioni in presenza, fonte principale di vendita e di contatto con il pubblico. Una campagna di acquisto massivo di testi e titoli, per poter arricchire l’offerta delle biblioteche, potrebbe essere una di queste azioni, particolarmente nella nostra Regione che da sempre si vanta del capillare sistema di biblioteche diffuse su tutto il territorio.

Aiutare il comparto editoriale significa investire anche sulla possibilità delle cittadine e dei cittadini di usufruire di strumenti utili alla loro continua formazione e conoscenza: la cultura non deve più essere considerata come intrattenimento e divertimento, ma come asse politico lungimirante e strutturale di qualsiasi amministrazione locale.

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