I dati ISTAT sulla disoccupazione di dicembre 2020 dipingono un quadro terrificante: a fronte di una perdita di 101.000 posti di lavoro, 99.000 – ovvero il 98% – erano occupati da donne.
Una catastrofe.
79.000 di queste erano lavoratrici autonome; facevano parte di quel terziario che ha chiuso implacabilmente, commercianti, terziste, tutte quelle Partite Iva farlocche che nascondono, in realtà, un lavoro dipendente senza tutele, ma anche professioniste, avvocate, architette, commercialiste, tutte professioni dove il gender pay gap è enorme e dove già prima della crisi da Covid19 si faceva fatica a trovare lavori e a farseli pagare.
I dati in Valle d’Aosta, gli ultimi disponibili, erano già pessimi; la nota socioeconomica della Regione, infatti, rileva nel 2019 il sorpasso delle donne sugli uomini tra le persone in cerca di occupazione e una forbice tra la crescita delle assunzioni delle donne (+2,2%) e quella degli uomini (+13,3%).
In tutto ciò quello che si sente o si legge sui media è che il blocco dei licenziamenti non ha funzionato tanto… Ma come? Ha funzionato sì! 79.000 sono infatti lavoratrici ma autonome (e solo 2000 gli uomini).
La devastazione vera si profila all’orizzonte, quando il blocco dei licenziamenti sarà revocato.
La pandemia sta facendo implodere il fragile sistema socioeconomico di molti paesi, Italia in testa, e la deflagrazione più grande riguarda proprio le donne: senza lavoro, ancora più vittime di episodi di violenza domestica (5 femminicidi da inizio 2021), destinate al lavoro di cura di bambini e anziani con tutte le conseguenze che la pandemia sta infliggendo loro.
Cosa dobbiamo ancora aspettarci?