
La realtà economica e sociale del dopo #Covid-19 è, tristemente, la deflagrazione della fascia di popolazione in #povertà, sul piano economico e di #welfare, ma anche culturale, spirituale, sociale. Ecco qualche numero del rapporto Oxfam Italia (https://www.oxfamitalia.org/covid-19-nuovi-poveri…/) poderosa rete internazionale di associazioni #noprofit: a livello planetario, circa mezzo miliardo di persone sono state spinte in povertà. Per contro, dall’inizio della pandemia, il valore di Borsa di cento grandi corporation globali è cresciuto di oltre tremila miliardi di dollari. Insieme, Amazon, Apple e Facebook, hanno accumulato 27 miliardi di dollari di profitti pandemici, mentre Microsoft e Google hanno distribuito dividendi per 21 e 15 miliardi rispettivamente. Nel complesso, in piena pandemia, 32 tra le più grandi #multinazionali mondiali hanno registrato un aumento dei profitti di 109 miliardi di dollari rispetto alla media dei 4 anni precedenti. Fra queste non vanno mai dimenticate quelle che operano nei beni e servizi primari (alimentare, energia, farmaceutica), il cui strapotere permane costante. Non sono semplicemente mega-aziende para-monopoliste, sono i pilastri di un nuovo tecno-feudalismo (Progressive International, cit.), che attribuisce ai mercati, fra i quali quelli finanziari, la effettiva sovranità sugli individui. A parte la consueta notazione dell’esiguo livello di imposizione nei paradisi fiscali dove spesso sono insediate le loro sedi, facciamo un semplice confronto: il Recovery Fund messo in campo a luglio per aiutare la ripresa nei 27 paesi Ue, dove vivono 440 milioni di persone, dispone di appena 750 miliardi (tra prestiti e sussidi), che è meno di un terzo del valore di Borsa delle prime cento multinazionali. Se si aggiungono il Sure e il Mes, che sono prestiti, si arriva a poco più di mille miliardi. Allora, dopo aver acceso i riflettori, con nomi e cifre delle multinazionali più ricche, appare sacrosanta la proposta arrivata dalla stessa Oxfam: l’adozione di un prelievo fiscale simile a quello che gli Stati Uniti e il Regno Unito misero in atto durante la seconda guerra mondiale, a tassare gli enormi superprofitti. Si stima che da un simile meccanismo si potrebbero ricavare 80 miliardi di dollari soltanto dalle prime 17 multinazionali nei prossimi 4/5 anni. È possibile, ci siamo riusciti, almeno in parte, con la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie. Rimane aperta tutta la partita di una concorrenza più leale nei confronti dell’economia di prossimità, di una economia sostenibile e rispettosa del lavoro delle persone. Ursula von der Leyen ha pronunciato il suo primo discorso sullo stato dell’Unione europea il 16 settembre scorso, che dà speranza. Ma la credibilità futura della UE, più che dal Recovery Fund, dipenderà molto dalla risposta che saprà dare per una nuova economia. E in questo senso è cogente che ognuno dei Paesi membri sia illuminato, altro che “collaborativo”!