La seconda #crisidigoverno nel giro di un anno e mezzo, innescata da un altro Matteo, sta ancora esplicando i suoi tragicomici effetti. Chissà se ci spingerà nel baratro, se finirà a cantucci e vino o se torneremo a votare in una finestra tra un’ondata pandemica e l’incombente semestre bianco.Il #debitopubblico è al 150% del Pil e i soldi del #NextGenerationEU (noto in Italia come #RecoveryFund) o di qualunque altra fonte andrebbero impiegati con precisione chirurgica e lungimiranza, perché rappresentano l’unica occasione per ridare un futuro a questo Paese. Invece siamo nelle mani di uno che ha dovuto abbandonare l’aula per correre in bagno.Non che la #ValledAosta sia messa meglio…La strana idea che i parlamentari valdostani siano gli ambasciatori del Ducato valdostano del 1536 (o dei lobbisti qualsiasi) circola da sempre negli ambienti politici valdostani, ma pare avere un buon seguito anche a Roma.I senatori “indecisi”, corteggiati dal Governo, hanno sciolto le riserve contrattando, stile mercato del pesce, vari benefits per i loro territori (o almeno così ci dicono). Nel nostro caso sembrava, a ridosso della votazione, che la merce di scambio fosse il ritiro del ricorso alla Corte Costituzionale per la legge leghista “apro tutto, ma forse no”, ma con il passare delle ore si è capito che quello non era che l’antipasto.Non vogliamo stare qui a disquisire se siano provvedimenti giusti o sbagliati, utili o deleteri. Ci preme però sottolineare come la mancanza di visione e il navigare a vista, giusto per arraffare qualche provvedimento, sia a Roma, sia ad Aosta, ci indicano la misura della miseria della classe politica. No, non è “leale collaborazione”. Il governo nazionale che sta affrontando questa pandemia affonderà sotto la pressione di ricatti e veti incrociati, mentre la Valle non uscirà mai da questa visione clanica del potere.