La seconda rentrée nelle #scuole superiori per il 7 gennaio 2021 è ancora tutta da organizzare: i dirigenti scolastici stavano – fino a ieri mattina – sul chi va là in attesa di valutare, con l’aiuto degli esperti, i dati sui contagi in prossimità dell’epifania. Ma l’assessore Caveri fuga all’improvviso ogni dubbio: non servono nuovi dati epidemiologici, si rientra al 50% dal 7 gennaio e dal 15 gennaio al 75%, se miracolosamente tutto fila liscio. Le rosee (o incoscienti?) previsioni prenatalizie, fissate dal DPCM, hanno infatti già lasciato il posto in questi giorni, sospesi tra un annus horribilis e il desiderio di un rapido ritorno alla normalità, a valutazioni ben più caute e graduali. Ma qualcuno doveva pur prendere il toro per le corna, si è detto l’assessore. E anche il virus deve imparare ad adattarsi: “vuolsi così colà dove si puote”.
Nonostante l’assenza di dati pubblici necessari per un dibattito pubblico informato e tenendo conto di un dibattito ancora in corso riguardo alle scuole come luoghi di contagio vanno rimarcate alcune criticità chiave: l’avvio dell’anno scolastico senza mascherine e con distanze insufficienti, il problema di mezzi di trasporto troppo affollati e il persistere di orari non scaglionati.
Al primo problema in Valle d’Aosta si è risposto con l’aumento di 86 pullman dalle vallate e il raddoppio delle corse ferroviarie del Minuetto; di fronte al secondo le scuole si rivelano le organizzazioni rigide di sempre, su cui sembra difficile intervenire con modifiche sostanziali.
Va ricordato che la scuola è stata sacrificata più di ogni altro spazio per uscire al più presto dalla maledetta pandemia: stiamo chiedendo notevoli sacrifici ai giovanissimi nella fondamentale fase della loro formazione e crescita. Gli allievi non sono una categoria produttiva che richieda ristori immediati se lasciati a casa, ma sono il più grande investimento sul futuro che possiamo fare; se i danni che pagheremo/pagheranno nel tempo non sono monetizzabili, restano decisamente importanti: in particolare sui più giovani e i più fragili potranno essere molto gravi, in termini di dispersione scolastica, calo della motivazione, aumento del divario culturale tra gli alunni a seconda delle condizioni socio-economiche delle loro famiglie.
Per questo la comunità deve sapersi stringere attorno ai ragazzi, che non possono essere eletti a vittime sacrificali di una società quando questa rischia fortemente di perdere la bussola, tanto da non capire che la formazione resta fondamentale almeno quanto l’economia. La politica, di conseguenza, deve garantire tutte le misure necessarie perché, in caso di riapertura, si garantisca la massima sicurezza di alunni e docenti, predisponendo un piano progressivo di rientro in sicurezza e di monitoraggio della situazione, garantendo l’accessibilità a dati ad accesso pubblico.