Ambiente Diritti Uguaglianza

Dissociazioni

Il concetto di #nonprofit deriva dalla considerazione dell’esistenza nel sistema economico e sociale di un primo settore (lo Stato) e di un secondo (il mercato). In questo senso il #Terzosettore è il complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d’interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita, di mutualità ma anche di produzione e lavoro.

L’#associazionismo, per il suo valore etico, dovrebbe toccare un accordo che sta in tutti gli esseri umani: il bisogno dell’altro, la gioia di stare insieme, i beni comuni come obbiettivo e la lotta per tutelarli. La sua forza dovrebbe essere quella di trasformare un aggregato di persone in un’unità pensante capace di produrre azioni collettive. Ci ritroviamo invece, alcuni con indignazione, altri con rassegnazione, in un mondo che tende a mercificare qualsiasi cosa, inducendoci a sposare l’amaro adagio per cui “Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e non conosce il valore di niente” (Oscar Wilde, cit.)

La questione italiana nasce con la riforma ideata dall’allora governo con a capo Matteo Renzi, mai pago fautore di una idea di economia ad immagine e somiglianza di Morgan Stanley, insieme al suo cerchio magico; tralasciando il fatto che fosse necessario e opportuno un adeguamento delle normative in ambito di non-profit, la messa a terra della legge 106/2016 non solo ha richiesto 4 anni di travaglio, fra svariati decreti attuativi e innumerevoli circolari ministeriali, ma ha un po’ il sapore di una omologazione dell’universo associativo ad una rete in franchising di una multinazionale. Ad una serie di sofisticate disposizioni contabili, obblighi assicurativi e di rendicontazione minuziosa di ogni attività, si è aggiunta, nella discussione in Parlamento della legge di Bilancio 2021, la minaccia dell’art. 108 che, con l’obbligo della partita IVA, sancirebbe l’assoggettamento, di fatto, di qualsiasi associazione al regime commerciale.

Una norma insostenibile e incomprensibile, che rappresenta un vero e proprio attacco all’idea di mutualismo e volontariato, a chi si impegna quotidianamente per la comunità. Moltissime organizzazioni non ce la farebbero e tanti altri preferirebbero chiudere anziché organizzarsi come un’impresa. Un colpo fatale, specialmente nel pieno della crisi Covid-19, che ne ha già paralizzato l’attività.

Ma da qui la strenua battaglia di tutto l’associazionismo, combattuta a partire dal Forum del Terzo Settore, passando per Arci, Acli e tante altre, che è riuscita a scongiurare questa minaccia: l’art. 108 è stato abrogato. Questo non risolve di certo tutti i problemi e le grandi difficoltà, ma rappresenta almeno il riconoscimento del ruolo cruciale delle non profit in Italia, e con esso un sistema di welfare sussidiario ma in realtà necessario. Quindi non è finita, l’associazionismo deve continuare a tenere il dritto il timone, per confermare ogni giorno le sue funzioni di interesse generale, fuori dalle logiche di mercato.

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