Da tempo, in #Europa sta accadendo qualcosa che mina la già fragile e delicata Unione. In vari paesi, sempre di più, si affermano delle “democrazie illiberali” che abbattono lentamente lo #statodidiritto: si erodono progressivamente, per sempre più categorie sociali, i #diritti previsti e acquisiti, assuefacendo l’opinione pubblica alla “normalità” discreta della violazione. Dalla #Polonia che aggredisce i diritti delle donne a tutti quei paesi che violano sistematicamente i diritti delle persone migranti, gli atti e le disposizioni sono sempre più violente e spietate. L’ultimo atto è la modifica costituzionale approvata nell’#Ungheria di Viktor #Orban: la famiglia legale sarà solo eterosessuale – con il divieto di adozione da parte delle coppie omosessuali – e sarà vietato per chiunque cambiare il proprio sesso di nascita. Nonostante alcuni membri del suo partito siano stati travolti recentemente dallo scandalo dell’ipocrisia tra dimensione pubblica e privata, la propaganda si concreta sempre più feroce e non si preoccupa del ben-essere dei cittadini e delle cittadine ungheresi, costringendo moltə a vivere di nuovo un’esistenza di persecuzioni, violenze, sopraffazioni, che non possono trovare spazio nella società civile del 2020 e che riguardano tuttə noi, in una chiara prospettiva politica e intersezionale, perché, come scrisse John Donne, “nessuno è un’isola”. L’Ungheria ha legiferato ciò che, in molti altri paesi, è diritto consuetudinario o ancora non definito: le forme di violenza sono tante, più o meno esplicite e istituzionalizzate. Rispetto a queste violazioni sistematiche, incompatibili con lo stato di diritto, l’Europa non ha nessuno strumento per opporsi né, ancora più grave, la volontà politica di farlo. Al di là dell’aspetto puramente economico, l’Unione europea del Manifesto di Ventotene non è mai nata: questo è il problema; questo l’amaro rammarico.