Ambiente Diritti Uguaglianza

La sanità secondo ADU.

Riflessioni e proposte in vista del nuovo provvedimento legislativo correlato all’emergenza epidemiologica.

L’uscita effettiva dalla fase di lockdown deve prevedere rigorose forme di monitoraggio dei contagi per scongiurare una seconda ondata infettiva. 

È compito della Regione garantire in Valle d’Aosta un adeguato monitoraggio della popolazionein vista di una graduale e sicura ripartenza di tutte le attività economiche e delle relazioni sociali.

Per questo, approfittando delle buone pratiche nazionali e internazionali messe in campo e delle ridotte dimensioni della Valle d’Aosta, temporaneamente isolata, occorre potenziare con urgenza la capacità di monitoraggio e svolgere ricerche approfondite sulla effettiva diffusione del contagio sul nostro territorio regionale.

La costruenda nuova legge sulla sanità dovrebbe quindi contenere innanzitutto i seguenti punti:

IL MONITORAGGIO E UN NUOVO PIANO PER L’EMERGENZA

  1. Effettuare il numero più alto possibile di test – aumentando la capacità di processare un maggior numero di campioni – su fasce rappresentative della popolazione (dagli anziani agli operatori socio-sanitari, per poi arrivare a una progressiva copertura a tappeto), in modo da avere un quadro abbastanza completo della effettiva diffusione dei contagi e poter così isolare efficacemente le persone infette, assicurando allo stesso tempo ai negativi un allentamento delle misure contenitive informato e razionale. Il prelievo dovrebbe essere a base campionaria, partendo dalla popolazione maggiormente vulnerabile per poi estendere i controlli sul complesso del territorio regionale. A tal fine, oltre a prevedere il dispiegamento di laboratori in grado di analizzare i campioni (o la possibilità di aumentare la produzione dei risultati dei macchinari esistenti) e di personale che si occupi di seguire i cittadini isolati, tracciare i loro contatti e fornire assistenza (magari anche attraverso il coinvolgimento del terzo settore?), occorre un coordinamento tra il personale medico, laboratorista e ricercatori statistici universitari per l’analisi dei dati e lo studio delle strategie ottimali.
  2. Si tratta infatti di predisporre ogni tipologia di raccolta dati e di documentazione necessaria a permettere futuri studi epidemiologici sull’epidemia in atto per poter ricostruire, a titolo d’esempio, il rapporto tra il totale degli utenti monitorati, gli utenti positivi e gli utenti negativi, i positivi risultati asintomatici o paucisintomatici, i falsi positivi o falsi negativi, nonché il rapporto tra utenti ricoverati in RIA/TI e decessi. In definitiva, è indispensabile attivare un osservatorio epidemiologico, attrezzato di tutto il personale e delle competenze necessarie, anche in collaborazione con équipe universitarie. 
  3. Nell’immediato è importante attivare un servizio (URP) dove raccogliere reclami, segnalazioni di errori e denunce relativi all’epidemia Covid-19, sia da parte dei cittadini che degli operatori socio-sanitari.
  4. È essenziale organizzare un protocollo standard di misure (sanitarie, ma anche economiche e sociali) da adottare in caso di nuove epidemie e di emergenza sanitaria, in modo da evitare misure ad hoc predisposte volta per volta, al fine di fronteggiare al meglio la possibilità di nuovi focolai in base alla disarmante e sconcertante esperienza collettiva della pandemia da Covid-19. 
  5. Deve essere aggiornato il Piano d’Emergenza Ospedaliero in modo che la comunità possa essere accompagnata nell’ affrontare con consapevolezza e preparazione qualsiasi tipologia di emergenza (altre epidemie, attacchi terroristici, alluvioni, esplosioni…).
  6. È indispensabile anche un costante piano di coordinamento tra tutti gli enti che vengono normalmente coinvolti in ogni emergenza: amministrazione regionale, USL, Protezione civile, Vigili del Fuoco…: nessuna decisione deve più essere solitaria e verticistica. 
  7. Risulta indispensabile tornare a investire, con determinazione e lungimiranza, per il rafforzamento della Sanità pubblica e delle strutture pubbliche.  

IL PERSONALE SANITARIO E SOCIO-ASSISTENZIALE

  1. Una indennità da rischio biologico deve essere erogata al personale del settore sanitario e socio-assistenziale, operante presso i presidi ospedalieri e le strutture sanitarie, che abbia lavorato a contatto con il Covid-19, al fine di compensare il disagio e l’esposizione al rischio stesso, individuando diverse fasce di ripartizione in base all’esposizione stessa. 
  2. Stabilizzazione, tramite contratti a tempo indeterminato, di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale precario coinvolto nell’emergenza COVID-19. 
  3. Creazione di team d’eccellenza attorno ai direttori di dipartimento che garantiscano qualità al servizio sanitario valorizzando i meriti degli operatori: al di là dell’esame di francese secondo lo Statuto speciale della Valle d’Aosta, da rimodulare con una certa flessibilità tenendo ben presente la carenza di personale specializzato e anche l’importanza della lingua inglese in una regione turistica, bisogna puntare con decisione alla qualità delle prestazioni, attraverso una selezione innanzitutto “non politica” del personale. È necessario porre fine all’epoca dei primari decisi a tavolino spesso dalla politica, sapendo che essi hanno incarichi temporanei quinquennali, e dello scollamento tra i vertici e la parte operativa. Si evidenzia infine la necessità di inserire organismi di controllo, con precisi poteri di contrasto di fenomeni corruttivi nell’ambito delle decisioni in materia sanitaria che comportino l’uso di denaro pubblico.
  4. Formazione costante e supervisione qualificate, in orario di lavoro, per supportare gli operatori rafforzando le loro specifiche competenze.

GLI UTENTI/PAZIENTI 

  1. Va organizzato un rigoroso piano per l’abbattimento delle liste d’attesa relativo alle attività di controllo e di intervento, ingolfato e peggiorato dalle sospensioni negli ultimi due mesi.
  2. Abolizione del ticket come soluzione necessaria da indirizzare soprattutto alle fasce giovanili e alle fasce più deboli della popolazione.

LA PREVENZIONE E LA CURA SUL TERRITORIO

La cornice nella quale inserire tutte le proposte di miglioramento della situazione sanitaria valdostana è la prevenzione, a partire dalla necessità di assicurare tutte le condizioni di sicurezza prima di invitare orde di turisti a frequentare le nostre vallate, nella speranza che le sciagurate scelte e le pesanti esperienze di questi mesi possano essere capitalizzate per il futuro prossimo, ridando nuova centralità: 

  1. Alla medicina di base per la sua prossimità alle problematiche sanitarie delle famiglie e dei territori. 
  2. All’ambiente mettendo fine agli scempi dell’inquinamento, delle discariche, abbandonando sconsiderati progetti di sviluppo della rete sciistica (a maggior ragione con le nuove regole di distanza che si protrarranno) che distruggerebbero l’ambiente sano delle nostre montagne;
  3. All’implementazione e al rafforzamento della medicina territoriale e del trattamento terapeutico domiciliare anche attraverso la telemedicina.  
  4. Alla riorganizzazione del sistema delle microcomunità ora gestite in maniera poco coordinata dalle diverse Unités, prendendo anche in seria considerazione la necessità di microcomunità Covid. 
  5. Al potenziamento dei poliambulatori per visite, prelievi, consulenze specialistiche…; potrebbe essere utile un’unità mobile per campagne di visite specialistiche alla popolazione (senologia, oculistica, odontoiatria, dermatologia, psicologia, servizio quest’ultimo da potenziare a favore di tutta la popolazione, con particolare riguardo alla fascia giovanile.
  6. Alla riorganizzazione del soccorso prevedendo équipe medico-infermiere sull’elicottero e sull’ambulanza medicalizzata (come avviene in tutto il resto d’Italia); stiamo infatti sottoutilizzando operatori e professionalità già a disposizione nella nostra regione (CRI, VVFF, GdF…) per favorire i privati ampliando così esageratamente i costi pubblici.
  7. Alla predisposizione di una struttura Covid free, dopo aver adeguatamente approfondito le problematiche evidenziate dalla clinica di Saint- Pierre, dove risultano assenti o parziali le strutture indispensabili, come il pronto soccorso, la rianimazione e la terapia intensiva. 
  8. Alla costruzione, in prospettiva, di un nuovo ospedale fuori dal centro urbano, dotato di tutti i reparti ritenuti indispensabili e in convenzione con le strutture ospedaliere piemontesi per i reparti che invece, dati i piccoli numeri e la casistica contenuta, non è utile aprire in loco. 

Nota finale: si sottolinea che il Consiglio regionale, sciolto dal 18 febbraio 2020 e quindi in regime di prorogatio, non può che lavorare in ordinaria amministrazione sugli atti ritenuti indifferibili e urgenti, nell’ambito delle diverse fasi dell’emergenza. Non è quindi questo Consiglio regionale, ma il prossimo, a poter prendere decisioni impattanti sul futuro della comunità valdostana, come il progetto di riorganizzazione strutturale dell’ospedale Parini rispetto alla costruzione di un nuovo ospedale o anche il piano salute 2020/25 che sono comunque oggetto di studio, analisi e progettazione nell’azione politica di Adu VdA.

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