Non è passata inosservata la notizia riportata pochi giorni fa da tutti i media sul risarcimento miliardario della Monsanto-Bayer. L’azienda tedesca ha ereditato il Roundup, che contiene glifosato, quando ha acquistato Monsanto nel 2018, ed ha raggiunto nella settimana passata un maxi-patteggiamento da 10,5 miliardi di dollari, per risolvere quasi centomila azioni legali negli Stati Uniti avanzate da 25 studi legali, con l’accusa che il diserbante provochi il cancro, in particolare il linfoma non Hodgkin.
Una diatriba ancora aperta quella sul possibile legame tra il glifosato e il cancro. Stando all’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms (Iarc), è stata constatata la presenza di “prove evidenti” di genotossicità e “evidenze sufficienti” di cancerogenicità per gli animali.
Le diverse condanne ad effettuare risarcimenti, accumulate dalla Monsanto negli ultimi anni, e questo storico patteggiamento della Bayer riportano alla ribalta e all’attenzione mondiale il problema non ancora risolto dell’uso del glifosato in agricoltura. Come se non bastasse, un problema che si aggiunge ad altre ferite inferte al pianeta, il quale non conosce confini geografici e non risparmia nemmeno la minuscola regione valdostana.
Non erano sufficienti, in questo 2020, i disastri che hanno anticipato la pandemia planetaria per il coronavirus? A gennaio si registravano in Norvegia 19° sopra lo zero mentre i suoi abitanti si tuffavano nelle acque dei fiordi, il deserto del Sinai insolitamente si imbiancava di neve, i boschi e le foreste australiane e indonesiane bruciavano senza sosta causando morti tra gli esseri umani e sterminando milioni di animali. E ancora il Brasile perdeva quotidianamente, e tuttora non va meglio, ettari ed ettari di Amazzonia; la Romania, polmone verde d’Europa, veniva aggredita dal disboscamento selvaggio.
Nel frattempo, più vicino a noi, l’inverno portava l‘emergenza smog: l’assenza di pioggia e il vento facevano scattare l’allarme al Nord e in Toscana, peggiorando sensibilmente la salute dei malati cronici e delle persone più sensibili: i bambini e gli anziani. L’elenco potrebbe continuare a lungo per descrivere uno scenario apocalittico in cui la terra, tra plastica nei mari, rifiuti tossici e predazioni senza limiti al territorio, risulta ogni giorno più povera, inquinata e saccheggiata. Se poi a tutto questo aggiungiamo l’utilizzo del glifosato cancerogeno che contamina il terreno e l’acqua potabile, allora per l’umanità non c’è più davvero alcuna speranza. Da dove partire per fermare questa devastazione? Come contribuire quando sei solo una goccia nel mare?
Ambiente Diritti Uguaglianza – ADU VdA ha cercato di rispondere focalizzando l’attenzione sul proprio territorio, doveroso punto di partenza per “diffondere una nuova filosofia di tutela dell’ambiente e della salute che renda partecipe l’intera comunità valdostana” per poi allargare lo sguardo oltre confine. Con queste parole abbiamo esordito in Consiglio regionale ormai un anno fa nel presentare la mozione, approvata all’unanimità, che richiedeva di mettere al bando il glifosato nei pesticidi utilizzati in agricoltura e sul territorio della Valle. E in questa attenzione ADU VdA ci ha visto la necessità di preservare il territorio e le colture che lo rendono unico, per tutelare nel contempo la qualità dell’acqua e del suolo e garantire la salute di tutti gli esseri viventi che vi abitano.
Oggi noi rivendichiamo il rispetto dei tempi convenuti, ampiamente superati, tornando a chiedere la costituzione di un tavolo di lavoro interassessorile, che coinvolga gli enti locali e le associazioni del territorio per la predisposizione di una relazione dove siano individuate e promosse le alternative al glifosato, concordando azioni comuni con le amministrazioni per vietare ovunque l’uso di questo pericoloso diserbante. Non sono sufficienti il Comune di Aosta, che da alcuni anni ha abbandonato il suo utilizzo, e le 7 amministrazioni che hanno deliberato alcuni mesi fa di rinunciare all’impiego dei diserbanti chimici ad azione erbicida in agricoltura e nelle attività di diserbo, accogliendo la nostra proposta, troppo spesso, e di recente, si rileva il suo impiego anche nei vigneti dei comuni limitrofi al capoluogo, solo per fare un esempio.
Siamo fermamente convinti che solo attraverso l’azione e l’impegno degli eletti si possa adottare un cambiamento che potrà incidere sulla gestione del territorio con ricadute positive sulla salute dei cittadini.
Dopo la conquista del titolo OGM-free, risalente ad alcuni anni fa, oggi la Valle d’Aosta può seguire con orgoglio le orme già segnate dalla Calabria e dalla Toscana nella rinuncia al dannoso erbicida e noi di ADU VdA possiamo affermare che l’Ambiente non è per il nostro gruppo un orpello di facciata ma un impegno serio e convinto che abbiamo assunto dal nostro ingresso in politica e che portiamo avanti con passione e dedizione per una Valle d’Aosta da restituire ai nostri figli più salubre e protetta di oggi.