Apprendiamo esterrefatti della nomina di Paolo Giachino a direttore generale di Finaosta, al termine di una procedura di selezione su cui occorrerà fare totale chiarezza.
Questa nomina innanzitutto interviene durante il periodo in cui il socio (la Regione, al 100%) è in regime di ordinaria amministrazione, in attesa che le prossime elezioni regionali diano vita a un nuovo Consiglio e una nuova Giunta. Il Governo attuale, per una nomina di sua competenza, non avrebbe potuto procedere in questo periodo a un atto di simile importanza.
La sua partecipata al 100% ha invece giudicato di poterlo tranquillamente fare, con un’improvvisa fretta di chiudere la partita, nonostante il C.d.A. fosse ridotto al numero minimo legale (tre), con uno dei membri peraltro collegato in videoconferenza, non si capisce se per motivi di salute (nel qual caso sarebbe interessante sapere se abbia preso conoscenza di tutta la documentazione e se le sue condizioni generali gli permettevano di esprimere un’opinione lucida e informata) oppure perché assente dalla Valle (idem come sopra).Salta poi agli occhi anche più distratti che il C.d.A. attuale consta di tre membri, tutti di genere maschile, perché le due consigliere si sono dimesse e non sono state sostituite.
Perché tutta questa fretta ora?
Va innanzitutto ricordato che è di nomina leghista, più precisamente dell’allora Assessore Aggravi, già animatore della Jeunesse Valdôtaine dal maggio del 2009, dopo il ritorno nel 2008 di Augusto Rollandin alla Presidenza della Regione.
Veniamo al fortunato prescelto.
Il dottor Giachino è stato direttore commerciale e generale di C.V.A. all’epoca dei gloriosi acquisti di turbine cinesi, di cui si è persa traccia nel dibattito politico, nonché amministratore di C.V.A. Trading e di Water Gen Power (la società, nata alla fine del 2008 con un capitale sociale di 10.000 euro, che ha venduto le turbine indicate alla C.V.A. e che è purtroppo stata dichiarata fallita nell’agosto del 2019, nonostante un prodotto così interessante…), nel periodo in cui era incredibilmente partecipata dalla Regione attraverso C.V.A. (35%, pari a 700.00 euro «investiti»).
Questo invidiabile curriculum gli valse l’approvazione all’unanimità, nel gennaio del 2017, di una risoluzione del Consiglio regionale in cui se ne chiedeva la revoca (assieme a quella del dottor Trisoldi) e, in seguito, nel maggio 2018, il licenziamento, dopo che intercettazioni telefoniche dimostrarono che stava tramando con Augusto Rollandin per rimuovere dall’incarico l’allora presidente, dottor Cantamessa.
Ora, da direttore generale di Finaosta, egli avrà mano libera proprio su C.V.A., di cui la stessa Finaosta detiene il 100% delle azioni.
E per cosa è assurta recentemente agli onori della cronaca C.V.A., oltre che per le turbine cinesi? Per le ipotesi di vendita oppure di quotazione in borsa.
Ecco, questa curiosa nomina – su cui, siamo sicuri, sarà fatta piena chiarezza appena dopo le elezioni – non appare forse come il simbolo della nuova fase «irenica» delle relazioni tra Lega e UV?
La campagna elettorale è partita molto prima dello scioglimento del Consiglio, e noi di Adu VdA abbiamo detto basta ai vecchi sistemi, né con la Lega né con l’Uv, perché facce diverse (e appunto spesso le stesse) del medesimo problema. E continuano a dimostrarcelo.
Un sistema chiuso, che promuove razzismo e autoritarismo, che gioca tutto nell’inutile e perdente difesa dello status quo o di un passato mitizzato (perché spesso non conosciuto), è per definizione incapace di svilupparsi e di crescere, e persino di capire quanto è incapace di farlo.
La Valle d’Aosta e tutte e tutti noi meritiamo di meglio!